domenica 31 gennaio 2016

La mia Parola per il 2016 - link, riflessioni e tarocchi

L'anno è iniziato da circa un mese e nelle ultime due settimane ho iniziato a lavorare un po' su me stessa, cercando una parola-guida, una parola-custode per il 2016.
Grazie alla mia amica Cecilia ho scoperto il post di  Gioia Gottini e da lei sono arrivata al sito di Susannah Conway, fotografa e insegnante che vive a Londra, creatrice di un corso gratuito per trovare la propria parola. Avevo già qualche idea e non è la prima volta che cerco parole talismano per me. Ho ripensato al 2015, individuando la sua parola chiave, che è stata, a posteriori, CONTATTO. Contatto come incontro, senso di comunità, ma anche comprensione dei luoghi e di chi li abita e di questo semplicissimo motto: occorre andare dove si è accolti. Sembra una roba scontata e invece ci vuole molto per capirlo profondamente. 

Dunque la mia parola è... Verità
Qui sotto c'è un albero con tutte le parole che vi ho associato e che sono emerse dai miei esercizi, dal mio diario e perfino dai miei sogni negli ultimi tempi.


Ho scelto un Albero di Parole, perché le parole richiedono cura, vanno coltivate affinché diventino salde, sappiano proteggerci e rasserenarci proprio come fa un albero, anche se sono parole dure, difficili, perfino taglienti. Ecco, Verità è una parola tagliente. Lo è per chi come me crede a un esistere plurale di questa idea, lo è se si accetta che essa resti sempre un passo avanti a noi, fino alla fine. 
E soprattutto se si esige che Verità sia un senso di rinnovata Responsabilità verso se stessi e il mondo che ci circonda. Un atto di rigore e di generosità insieme, un atto che unisce la ricerca e il crescere dei dubbi all'intelligenza emotiva, all'affettività. 
Ho pensato alla parola Verità e al mio attuale percorso umano, provando a trascriverli nella simbologia dei tarocchi. Mentre camminavo dal mio paesino sulle colline alla città sono venuti fuori insieme tre Arcani Maggiori: La Forza, La Temperanza, La Giustizia. Ovvero il coraggio di non cedere e di sopportare, senza tradire il proprio mondo interiore; lo sforzo quotidiano di temperare i propri impulsi, gli eccessi passionali, il debordante ego con quanto accade fuori, con le aspettative e la sensibilità degli altri e anche con la consapevolezza che non tutto si può dire, che occorre essere pazienti e non sprecarsi nel "troppo commercio con la gente", come scriveva Kavafis in questa memorabile poesia. E infine accettare che vi sia una giustizia nelle cose che ci riguarda, anche se non sempre riusciamo a vederla con chiarezza. Accettare che il giusto sia un po' oltre noi, oltre la ferita e il sentimento che proviamo nel presente.
Ma sono quattro Arcani Minori, uno per seme, che hanno avuto la meglio alla fine. Li scelgo dal mazzo Wild Unknown e dal Mary-El, mi sembrano i più efficaci e i più in sintonia con me in questo inverno. 


Sette di bastoni, Wild Unknown

Difesa - dice il Sette di Bastoni e lo dice illuminandosi sopra ciò che minaccia e aggredisce, tenendo le avversità a distanza con la luce e il calore: verità del ricordarsi dove si è e perché, cosa di prezioso va custodito, la forza per non cedere al buio che avanza, ma anche al nemico che possiamo divenire per noi stessi quando incapaci di mantenere un giudizio lucido sugli eventi.


Sei di Spade, Mary-El

Nel Sei di Spade dei tarocchi Mary-El, il transito, il passaggio che di solito significa questa carta è affidato alla scorta dell'Arcangelo Raffaele, il cui nome significa "Dio guarisce". Fidati, affidati a quanto cura, a chi non tradisce alla piccolissima certezza che alberga dentro di te come il tuo nucleo - per guarire dagli inganni bisogna avere il coraggio perfino di farsi guidare, riconoscendo chi e cosa ne sa più di noi.


Cavaliere di Pentacoli, Wild Unknown

Quanto mi piace in generale il Cavaliere di Pentacoli, ma dovendone scegliere uno, senz'altro andrei sicura sul cervo che china il capo sotto la luna crescente, verso la terra che lo sostiene, nel Wild Unknown. La luce lunare che è insieme bellezza, immaginario, apertura sul magico, illumina la ricerca e la pazienza del cervo, la dedizione al proprio lavoro e alla ricerca di senso che questa carta rappresenta. C'è dell'altro: il cervo, come re degli animali boschivi, ricorda l'attenzione che questo cavaliere porta verso tutte le vite - il suo impegno sta in questo: non nel perseguire un successo personale, ma nel coniugare al meglio le proprie conoscenze e qualità con coloro che incontriamo, nell'essere immersi in un processo creativo che continuamente ci unisce al mondo. Ricerca, lavora, ascolta - tutto questo crea la meraviglia più duratura. 

Nove di Coppe, Mary El
E infine: eccolo qua - il lieto, sereno babbuino, il Grande Ospite che prepara le Coppe per i suoi ospiti, chiunque essi siano, che è seduto tra le forze dell'universo, la luna, il sole, la tortuosa spirale che conduce alla Stella dell'illuminazione personale (al vero, dunque), che tiene in mano la Chiave della Vita, ma sembra non darsene affatto pensiero. Chiunque tu sia, io ti accolgo. Ho il cuore leggero e non perché sono uno sciocco, ma perché vivere non è che tornare alla leggerezza delle nuvole, dopo ogni dolore. "Non avere macigni sul cuore", come scriveva Italo Calvino. Trovare la via perché il male non sia che una lezione fra tante, e il bene quel momento in cui ci ricordiamo la gioia dell'essere qui nonostante tutto, del prendere in mano un tarassaco, quando viene l'estate, chiudere gli occhi, soffiare, ridere nei semi che si spargono proprio come fa la verità - ovunque sul terreno.

Valeria Docampo, La valle dei mulini




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