sabato 28 giugno 2025

Animali, custodi di storie e altro

Sono passati molti mesi dall'ultima volta che ho scritto sull'Orso Polare.
Posso dire che sono stati mesi di lavoro, vita e lutti familiari, comprensione e dispersione, progetti, viaggi.
Ho portato avanti gli incontri di òikos e i laboratori online, di cui do sempre notizia sul mio instagram:


Ho insegnato i miei corsi agli studenti americani in un semestre tanto bello quanto impegnativo.
Ho preferito, nei momenti liberi, dedicarmi alla scrittura privata sui quaderni, una pratica, iniziata nell'infanzia e mai interrotta, che trovo salutare oltre che intima. Sembra di incontrare una vecchia amica scrivendo a penna, o le molte esistenze che sono stata. 
Mi piace che Ariel e Runa siano con me quando scrivo, specialmente se è primavera o estate e sono al tavolo dell'orto.
Poi come tante altre persone ho trascorso giornate attaccata ai social e all'orrore dell'ecocidio in atto in Palestina, chiedendomi cosa potessi fare e ripetendomi che sì, lo sapevo, che questo è il tramonto dell'umano, ma non credevo arrivasse così. Non lo credo ancora del tutto, confido in una reazione collettiva e già ci sono i semi, ovunque, già tante persone umane dimostrano di non essere come un certo potere sistematico ci dipinge. 
Ho manifestato, ho esposto le bandiere fuori casa, ho partecipato alla realizzazione di veglie per Gaza, ancora in corso nelle Case del Popolo di Pistoia (la prossima sarà il 2 luglio, al Circolo delle Fornaci, il mio circolo di una vita).
Ho respirato e amato.
E ho scritto e pubblicato questo, infine:



Il libro è uscito ufficialmente ieri, 27 giugno, mentre su L'indiscreto si può leggerne un estratto:



Penso che questo libro la mia etica. Per questo ho temuto tanto nello scriverlo, ho faticato, mi sono dovuta fare molte più domande del solito. Ma ora esiste e mi sento in qualche modo più libera per averlo creato - anzi, per essere stata l'ultimo tratto di una lunga via cooperativa, fatta di incontri, luoghi, sguardi, fallimenti, letture, perdite, piume e code e acque dolci e salate, che ha condotto qui. 

Mi attendono altri viaggi e incontri, già domani sarò al Festival del Bosco in Lucchesia, un piccolo e preziosissimo evento giunto alla sua terza edizione e sono lieta di aver contribuito ogni anno.
Poi Milano, Firenze, il mio bosco e il bivacco e ancora...

Oggi, un attimo di tregua.
Siamo saliti al bivacco e c'era il nostro amico gatto, che ormai ha preso dimora lì. Si avvicina sempre di più e non solo per il cibo. Con le dovute cautele, è interessato alla nostra presenza e compagnia.


Eccolo, fra l'acquaio e la cisterna, che mi osserva mentre siedo al tavolino di pietra, ricavato da una vecchia macina di mulino.
Il 6 luglio, domenica prossima, apriremo il bivacco proprio per il mio libro, ma anche per un meraviglioso esperimento sonoro e laboratoriale condotto da Giulio/tundra e Pietro Michi.


Intanto, oggi, leggevo poesie da un libro intensissimo e perfino spaventoso per il grado di realtà e poesia che raggiunge. Non è la fine del mondo, pubblicato per Mar dei Sargassi Edizioni. Lo ha scritto Maddalena Lotter, portandoci dentro un futuro non così remoto, in cui la crisi climatica sarà ormai avvenuta e sepolta, la specie umana trasformata se non estinta, l'archeologia avrà un respiro spaziale. 
Ma come scrive Maddalena, è questa la terra che possiamo amare, è questa la terra che in una follia sempre più incomprensibile, stiamo distruggendo. 
L'ottusità di molti umani è uno strano contraltare alla solennità di altri animali che osservano e conservano saperi che noi dimentichiamo, mentre bruciamo tutto.



Copio la poesia su cui mi sono fermata, perché restituisce una delle mie ansie profonde. Non si tratta infatti solo della "mia" vita, ma di questa vita, di come la sento e dovremmo sentirla tutti, intessuta negli angoli del pianeta che riesco ad abitare, che mi ospitano o che mi sognano e io sogno a mia volta.

Qualcuno investe miliardi
in un'illusione di civiltà
interplanetaria

che è economicamente 
affascinante ma
fisicamente impossibile.

L'unico posto per noi
era questo
come è evidente

data la perfezione di un'atmosfera gentile
e l'acqua liquida e il suolo fecondo
che diedero la vita così com'è:
grande foresta accogliente

e loro ribatteranno
che anche in altri mondi c'è vita
certo che c'è
ma è un'altra.

Fa uno strano effetto leggerla nel bosco, dove soffia un'aria leggera mentre in città, perfino nella mia periferia, il sole è implacabile; dove si sentono chiaramente gli uccelli canori e dove le foglie sono una coperta che prende fiato fra noi e il cielo.
Dove le cose che costruiamo hanno una loro gentilezza, una grazia non invasiva. Si può credere che ci sia ancora un sentiero che non sappiamo vedere, che si mostrerà presto nella sua percorribilità.



Lasciamo la porta della Biblioteca del Ghiro aperta, come una promessa di fusione e ibridazione fra le storie dei libri e la saggezza degli alberi. 
Dal bivacco, dalla casa, dai gatti, è tutto. 





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