venerdì 12 ottobre 2012

Simone Weil sulla violenza

"Che tutti siamo destinati nascendo a patire violenza, è una verità a cui l’impero delle circostanze chiude gli spiriti degli uomini. Il forte non è mai assolutamente forte, né il debole assolutamente debole, ma l’uno e l’altro l’ignorano. Essi non si credono della medesima specie. Né il debole si considera il simile del forte, né da lui è considerato suo simile. Colui che possiede la forza avanza in un ambiente privo di resistenza senza che nulla, nella materia umana intorno a lui, sia di natura tale da suscitare tra l’impeto e l’atto quel lieve intervallo ove s’inserisce il pensiero. E dove non ha dimora il pensiero non ne ha la giustizia e la prudenza".


"Così la violenza stritola quelli che tocca. Essa finisce per apparire esteriore a colui che la esercita come a colui che la soffre; nasce allora l’idea di un destino sotto il quale i carnefici e le vittime sono del pari innocenti, i vincitori e i vinti fratelli nella stessa miseria. Il vinto è causa di sventura per il vincitore come il vincitore per il vinto".

SIMONE WEIL, "L'Iliade, poema della forza".

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