venerdì 10 aprile 2020

Sogni dal Bosco


Molti dei miei sogni si ritrovano in un luogo simile, un sentiero che conduce in un bosco appenninico. Il sentiero della fotografia si trova sopra la Bure di Santomoro, il mio paese collinare. Il sentiero del sogno più spesso parte dal paese montano di Torri, da dove proviene la mia famiglia paterna. 

Nei sogni i luoghi conservano i nomi, ma mutano nell'aspetto. Mi ritrovo a scendere per la strada che porta al Casone di Torri, ma invece che finire nel bel borgo di case in pietra, dopo la fonte, mi addentro nella boscaglia, nel verde dell'erba alta e nel silenzio. Vado a trovare coloro che abitano nel borgo dimenticato. Il borgo si trova all'interno di una radura - ci sono pochi casolari vecchi, di pietra grezza, come le case che sono state restaurate dalla comunità degli elfi sulla nostra montagna pistoiese. Le abitazioni sono abbandonate per buona parte dell'anno. D'estate a volte alcune famiglie vengono fin quassù e ci sono file di panni stesi da orto a orto, porte aperte, odore di cibi.




Questa volta è diverso. E' il sogno della notte del 10 aprile 2020, luna piena incastrata fra le colline. La vedo dalla finestra prima di chiudere le serrande. 

Nel sogno ricevo fotografie dalle mie sorelle che si trovano nel bosco con un gruppo di amiche che non conosco. Alcune di loro indossano mascherine, siamo in piena pandemia, ma loro sono al sicuro, lassù. Nelle foto non ci sono alberi alti e intrico di abetaie o le nostre castagnete e faggete - boscaglia, piuttosto, con ampi spazi d'erba e arbusti. Il cielo non è mai del tutto chiaro. Anche io sono a Torri, è un'ora imprecisata del tardo pomeriggio. Sono in uno spiazzo circolare e sterrato - da una parte si sale a Pontevecchio, casa mia, dall'altra si procede per una stradina di ghiaino che sale breve e ripida verso il nostro posto speciale. Ma non è il Prataccio. Dal bosco spuntano le mie sorelle con le amiche delle fotografie, però soltanto le mie sorelle acquistano tridimensionalità, le altre restano mute e fragili, evanescenti. Saliamo. Il cielo imbrunisce, si alza un vento strano, in cima c'è uno scoglio di roccia, ormai completamente sommerso dall'acqua. Un corvo vola rasentando l'onda montante e scompare. 

"L'acqua è salita di almeno un metro per via del riscaldamento globale!", dico alle mie sorelle. Ma questo non è il mare. Se ci affacciamo vediamo una valle sommersa. Case. Relitti di borghi. Alla nostra destra, sul fianco della montagna, le mura azzurre di un casolare cadente. Avvertiamo un pericolo antico. Scendiamo e ritorniamo dentro il bosco. Camminando arriviamo presso un grande cortile di pietra, con tavoli apparecchiati in modo elegante. Sedie di ferro. Ci servono colazione a base di insalate, pesce di mari del nord, uova. 

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