orso polare: Lo Hobbit secondo Tove Jansson

"Quando accende la luce sul pianerottolo, cade in ginocchio davanti al cane, pieno di tenerezza. Accarezzandolo, gli ripulisce la schiena dalla ghiaia e dalla pioggia. Gli strofina le spalle, lo abbraccia ai fianchi. Alla fine lo guarda negli occhi. Si rende allora conto che il cane non potrà mai avere gli occhi che lui vorrebbe vedere.
Perché il peggio, quando si picchia un animale, è che non gli si può chiedere perdono. Mentre è solo di perdono che poi si avrebbe bisogno". STIG DAGERMAN, Bambino bruciato

I fiori vengono in dono e poi si dilatano
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.

Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.

Puntando ai semi distrutti
eri l'unione appassita che cercavo
rubare il cuore d'un altro per poi servirsene.

La speranza è un danno forse definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano.

Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d'un albergo immaginario
v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.

Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.

Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi.

AMELIA ROSSELLI

orso polare

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mercoledì 15 gennaio 2014

Lo Hobbit secondo Tove Jansson

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