domenica 8 settembre 2013

Amici scrittori


Nella foto Nelle Harper Lee e Truman Capote, amici fraterni e grandi scrittori. Entrambi provenienti dagli stati americani del Sud (Alabama e Louisiana), si conobbero da bambini, quando Capote si trasferì nella cittadina dove viveva la Harper Lee. La prima, a dire il vero, ha scritto un solo libro: To Kill a Mockingbird (in italiano, incomprensibilmente: Il buio oltre la siepe), nel 1960, fortemente connotato dalle esperienze autobiografiche della sua infanzia e dove presumibilmente compare anche Capote, nel personaggio di Dill, amico di Scout, la protagonista. E' uno dei libri che metterei sempre in una mia ideale "liste del destino". Del secondo, noto per Breakfast at Tiffany, ho letto alcuni racconti e The grass harp (Arpa d'erba), uno straordinario romanzo breve che molto dovrebbe far riflettere su come viviamo e consideriamo il tempo e sulla preziosità dell'inutile. E anche su alcune figure marginali, ma così piene di magia, con cui alcuni bambini (e io ero tra questi) si sentono fortemente imparentati. L'ho letto nel settembre 2011, quando stavo in un ostello di Brixton, in attesa di cominciare il mio lavoro per due anni all'università inglese dove mi sono addottorata. Ero piena di attese, dunque, e forse i migliori libri, come questo, sono sempre quelli dove fino alla fine si attende qualcosa e siamo in grado di portare in noi questo sentimento anche a volume chiuso.

Nelle Harper Lee fu anche la compagna di ricerca di Truman Capote per In Cold Blood (A sangue freddo), un lavoro seminale che unisce lo stile e la prosa dello scrittore alla cronaca, basandosi sulla strage di una famiglia del Kansas, avvenuta il 15 novembre 1959. L'opera è famosa e la sto leggendo ora, abbastanza terrorizzata a dire il vero dall'arte narrativa di Capote al servizio di un caso già in sé agghiacciante. Credo, tuttavia, che ciò che spaventa di più sia riassumibile nell'umanità che scaturisce dalle pagine - la famiglia come i due assassini. Toccare la nostra umanità dove ci è più sgradevole, è qualcosa che ci trafigge, ma tuttavia qualcosa di necessario, se reputiamo che una maggior consapevolezza di noi, corrisponda - come un paradosso - ad un vivere meglio.



Uno scritto sull'amicizia tra i due:

Nessun commento:

Posta un commento