(Precedentemente apparso su Metromorfosi di dicembre 2008)
Nella rete è possibile
esplorare la geografia intera del pianeta vagando tra lingue diverse, diari,
articoli, con il solo movimento delle dita sulla tastiera. In questa mappa
ricchissima fioriscono stanze di Alice, dove lo spazio si restringe e si
espande in creature bizzarre, paesi e stagioni immaginarie in cui possiamo
trasferirci mentalmente, come nei libri e nell’arte migliori, almeno per un po’. Durante uno di questi
viaggi è apparso nella luce dello schermo il sito di Art&Ghosts dell’artista inglese Louise Robinson, che nelle sue
opere unisce tecnica del collage, arte
digitale, illustrazione evocando personaggi e luoghi sospesi tra il sonno e la
veglia. Case coniche di vetro colorato in
paesaggi innevati, figure proiettate sulla carta da parati, capelli che
crescono in ragnatele e visioni nebulose, bambine fatate dal carnato perfetto e
l’espressione triste ritratte in panorami invernali, insieme ai loro compagni
animali – piccole guide in terre incantate. Gli oggetti familiari sono
dislocati in una natura eterea: con la loro presenza sembrano invitare lo
spettatore a prendere posto tra loro, trasformarsi. Così nei rami azzurri confusi
nella neve risuona la musica di un vecchio grammofono; una casa sorge
dall’acqua di un lago rosato al tramonto; l’accesso alla foresta è una porta con tanto
di lampioncino, guardata da due alti conigli. L’arte della Robinson si nutre
dell’inquietudine e della bellezza più autentica delle fiabe in cui il magico è
sempre ad un soffio dal mondo degli spettri, ma anche dell’esperienza onirica,
dove viviamo scorporati, immersi nelle immagini che fluiscono seguendo un tempo
interiore finché il risveglio non ci restituisca un senso.
Milk House |
Ermine Snow |
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