lunedì 18 dicembre 2023

Sole invernale


Come spesso accade con la fine dell'anno mi torna il desiderio di scrivere sull'Orso polare, questo ripostiglio che di frequente lascio a se stesso, scrivendo altrove o sul diario cartaceo, che è ancora il migliore degli strumenti per un certo tipo di lavoro privato. 

Scrivere sul diario è a volte una forma di protezione - non importa nemmeno molto cosa ci raccolgo, può essere una frase, qualcosa di copiato, una citazione, o perfino un adesivo che mi ricorda un certo momento - mi aiuta a sentirmi presente e non presa dalla fretta del contemporaneo, là fuori. 


Stamani c'era un bel sole e sono salita al bosco, in un posto speciale che frequento da molti mesi e che sta prendendo sempre di più la forma di rifugio fra gli alberi e le cose che vi vengono raccolte.

Forse per sanare le ferite di una vita alcuni di noi raccolgono gli oggetti che altri gettano o dimenticano, danno loro una nuova esistenza, li ascoltano. Questo ascolto ha la durata e il mutamento di tutto un soffrire oppure di tutto un meravigliarsi. 

Le uniche due lezioni che in questo nostro essere non smettiamo mai di apprendere. La sofferenza. Lo stupore. L'una nell'altro, senza soluzione. Il pettirosso che ora sta cantando nascosto fra i cerri e i ciliegi, domani potrebbe finire preda di un rapace. La ghiandaia il cui verso irrompe in una risata beffarda - perché così lo percepisce l'orecchio umano - domani potrebbe tacere. E così noi. 


Scelgo tre carte dall'oracolo Folktails di Hannah Willow. Tasso, Lepre, Orsa. Fiaba, Intuizione, Coraggio. Riprendere il filo della mia storia, dove i pezzi delle tante vite che attraverso, che mi hanno sostenuto e lasciato andare, compongono il canto che mi pone nel mondo. Non sempre le sue note sono liete, ma con ostinazione mi tengono qui. Cerco di affinare i sensi, oltre ciò che è immediatamente riconoscibile. E infine torno al vecchio coraggio, il sentimento che consideravo più importante da bambina. Rifletto sulla scrittura che dovrò riprendere a breve, uscendo dalle pagine meramente biografiche, dal resoconto dei sogni dove incontro mio padre e cerco il tempo che ancora non mi sono data per questo lutto.


Mentre sono fra gli alberi mi ricordo del breve pezzo sulla meraviglia e Rachel Carson, scritto qualche mese fa per L'eco del nulla. Si può leggere qui. Davvero dopo il dolore può riemergere il meraviglioso, l'incontro? Ne ho già fatto esperienza eppure ora mi dico che ciò con cui devo confrontarmi è la semplice assenza, qualcosa, qualcuno che non ha più e non è più il suo corpo. La materialità dell'amore anche quando l'altro sparisce. Cosa diventa, cosa diventiamo? Cosa diventano i morti in noi? Perché lo stesso sentiero non è seguito da tutti. Sto dentro queste domande  irrisolvibili. 


Intanto sono usciti due miei scritti che ritengo molto vicini nella loro diversità. L'indiscreto ha pubblicato qualche giorno fa questa lunga riflessione sull'abito, il patriarcato, l'idea di spazio - e corpo - libero, che si può leggere qui.

Mentre nell'edizione speciale di fine anno della newsletter Braccia Rubate, dal titolo: Atlante dei nostri sentieri, è uscito questo pezzo sul Sasso del Lupo e i racconti del babbo sul bosco più antico che io conosco. Si trova per intero qui.

Tra poco è il solstizio d'inverno, periodo in cui comincia la fiaba di Tundra e Peive e quindi sono contenta sia uscito questo bel saggio sul libro proprio recentemente. Lo ha scritto Irene Cecchini per La Balena Bianca. Giulia Oglialoro invece mette il libro fra i consigli di lettura per il 2023 su Poetarum Silva, qui.


Rientro a casa nel pomeriggio e viene presto buio. Cerco conforto nelle anime natalizie che riemergono per abitare con me fino a gennaio - le decorazioni sull'albero e quelle sparse un po' ovunque. Simboli che ogni anno si caricano della magia della fine, mi ricordano che nonostante tutto sono ancora in dialogo con la mia memoria, una fonte di consolazione e incantamento, una possibilità di spezzare la routine, la fretta, lo scandirsi del quotidiano, per riprendere il filo, la trama del vivere autentico e segreto.

La notte si allunga, la solitudine che porta non fa paura. Apro la porta della cucina sull'orto denudato, a riposo nella luce dei lampioni. E' ora di richiamare i gatti. Accolgo il freddo come una benedizione.

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