lunedì 25 maggio 2020

Nei miei sogni si alza l'acqua

Ho letto questi sogni nella puntata di  Sàivu - survival kit, di pochi giorni fa, che può essere ascoltata qui:

www.fangoradio.com/shows/saivu/#sogni


Li trascrivo. Dall'ultimo sogno, non ho più avuto immagini chiare e memorabili.

22 dicembre 2019 

Nel sogno la casa si apre su una scogliera vasta e piatta sul mare. Bambine scandinave giocano con un elefante delle dimensioni di un cucciolo di cane. La madre delle bambine ci scorta fra due pareti ripide di roccia. Trollstigen, bisbiglio. Le rocce si spaccano verso il cielo come cocci. La madre dice che lì nidificano aquile e oche selvatiche a diverse altezze. Le vediamo volare calme, risalendo i venti. 

2 gennaio 2020 

Siamo cinque orfani in un villaggio su un’isola remota. Ci avviciniamo a una casa che si affaccia direttamente sull’acqua, alta fino alle finestre. Entro da una finestra sul lato che poggia a terra. Ci sono persone e mi affretto a uscire per paura di essere scambiata per un ladro. Appaiono famiglie in vacanza. Io sono il fratello maggiore che racconta la nostra storia. 

26 gennaio 2020 

Le case nel bosco divengono tende e caverne. Sono una bambina che abita presso il sentiero. È inverno e cade una pioggia leggera. Devo trasferirmi poiché il mio tempo qui è quasi finito, ma non so da dove iniziare a rimettere le mie cose. Sull’altro lato del sentiero vi sono piccoli bozzi comunicanti nella pietra. Qualcuno si immerge nell’acqua gelida e così faccio io. Una delle pozze è più grande di quanto appaia, si incunea nella roccia scavandola in una caverna. Dico a quelli che si tuffano di fare attenzione perché questo è un luogo di orsi polari. Nel buio, sulla parete di roccia, vedo la sagoma del muso di un orso che mi guarda. È reale o è solo una maschera? Se qualcuno cade nell’acqua verrà sbranato. Ho evocato l’orso con un messaggio. 

12 marzo 2020 

Io e mia madre usciamo a fare una passeggiata nel bosco, anche se lei dice che non dovremmo a causa del virus. Insisto fiduciosa. Siamo da qualche parte nei pressi di Santomoro, ci troviamo a un bivio in una radura: una via conduce alla città, l’altra risale la collina. Nello spazio erboso ci viene incontro un enorme cinghiale. Ho paura, ma non posso mostrarlo, perché è stata mia la decisione di venire qui. Se resterò ferma e quieta l’animale non mi farà nulla. Mentre si avvicina il suo corpo si allunga e deforma: mostra sul dorso segni di pneumatici, come se un veicolo gli fosse passato sopra. Mi annusa. Sembra infastidito, ma non mi aggredisce. Mia madre è da qualche parte, di lato, ma non riesco a vederla. L’animale mi trasmette la sua forza primitiva: ci sono rabbia, terrore, libertà. 

10 aprile 2020 

Le mie sorelle mi mandano fotografie di loro insieme ad alcune amiche nel bosco a Torri. Alcune delle ragazze indossano le mascherine. All’imbrunire mi ritrovo anche io in montagna. Sono nel mezzo di un grande spiazzo sterrato. Davanti a me sale ripido un sentiero di ghiaia che porta al mio posto preferito. Mi raggiungono le mie sorelle e ci inerpichiamo tutte e tre per la via. In cima c’è solo uno scoglio di roccia sporto sull’acqua che ha inondato tutta la valle. Un corvo passa rasente. “Eppure non è ancora il mare”, dico. Nell’acqua ondeggiano casolari e paesi abbandonati. Dobbiamo abbandonare in fretta questo luogo. Ritorniamo nel bosco e ci sentiamo al sicuro. In uno strano locale, al centro di un cortile di pietra fra gli alberi, ci servono una ricca colazione. 

16 aprile 2020 

Converso sulla riva con un uomo e una donna sulla sessantina, vestiti in abiti da lavoro. Davanti a noi c’è una grande imbarcazione attraccata. La spiaggia termina a sinistra in un casamento. La donna ha occhi penetranti e una folta chioma riccia che ingrigisce. L’uomo assomiglia a un marinaio con barba e occhio ceruleo. Parliamo come vecchi amici, ma loro non sono comuni esseri umani: sono due divinità marine dimenticate. Oggi si vendicheranno. Nell’acqua bassa vediamo un animale. È vivo, non riesce a rialzarsi dalle onde. Temo che affoghi. Sembra un cucciolo d’orso bruno. Chiedo aiuto alle due persone-spirito e l’onda si ferma, permettendomi di trarlo a riva. Non è affatto un orso, ma un cane labrador, macchiato di petrolio. Dall’imbarcazione si affacciano due uomini e una donna che confermano di averlo gettato in mare: speravano fosse morto fra le eliche del motore. Io rispondo che per loro è finita. Ridono. Corro verso il casamento, saltando dentro uno dei terrazzi. È una casa di riposo per anziani. La donna-dea entra nell’acqua, si libera dai vestiti, è possente e aumenta di dimensioni. Conosco il suo nome: “Frise! Frise!”, le urlo. “Il cane”. La Dea guarda l’uomo rimasto a riva che riesce a lanciarmi la povera bestia sul balcone: è spaventata e ha qualcosa di feroce. Frise cresce e con lei cresce il mare. 

19 aprile 2020 

Dopo un viaggio rocambolesco mi ritrovo con mio padre su uno stretto litorale di scoglio e spiaggia con alle spalle le montagne. Il mare cresce fra gli scogli ed è impensabile tornare indietro via terra. Sugli scogli arrivano a posarsi stormi vari. Non c’è quasi più spazio per muoversi o camminare, non possiamo cadere in acqua. Qualcuno dice che siamo a Baratti, ma siamo invece in un confine estremo dell'Artico europeo durante l'inverno. Si posa accanto a noi uno stormo di gru. Sono cinque e molto grandi. A seconda della luce sembrano persone. Danzano all’unisono, liberando le luci polari che illuminano la via d'uscita. Ora c’è mia madre accanto a me. Vediamo una strada nel bosco, che scende verso la valle. Ai suoi lati alte conifere cariche di neve. 

29 aprile 2020 

Un tronco si alza davanti a me. È un albero nella foresta amazzonica. Vorrei scalarlo e lui oscilla, piegandosi e lasciandomi salire. In quel momento si sporge oltre la selva, fino al mare. Va alla deriva con me a cavalcioni: il mare è l’Artico ed è dicembre. Scivolo di sera fra scogli e isolette dove si radunano i sami. Indossano il costume tradizionale. Stanno festeggiando. Ci sono piccole luci. È molto bello qui. A un certo punto isole e persone scompaiono: non c’è più terra in vista, il mare si fa oceano calmo e profondo. Il tronco è completamente staccato dal suolo. Va a picco. Io devo nuotare e trovare una sponda nell’acqua gelida. Devo svegliarmi per non perdere il cielo.

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