mercoledì 31 dicembre 2014

L'ultimo giorno dell'anno

Fuori nevica, ma purtroppo non si attacca! Intanto un po' di link e cose che vanno bene per questo giorno e per l'inverno in cui stiamo entrando.

Stamani su Nazione Indiana ho pubblicato una breve recensione di tre letture fiabesche, tra la Lapponia e i racconti di Selma Lagerlöf si trova QUI.

L'anno scorso invece sul blog delle Fiabe scrissi questo pezzo per La piccola fiammiferaia, la cui avventura triste si svolge proprio in questo giorno. Eccolo!

L'ultima notte dell'anno è anche il tempo di un libro di Michael Ende che ho molto amato - La notte dei desideri.
Storia di un gatto e di un corvo che hanno il compito di salvare il mondo da un mago e una strega che tramano disastri ambientali, usando la magia dei rintocchi della campana di mezzanotte.



Infine una canzone delle feste rifatta da Sufjan Stevens nel suo cofanetto pieno di animali di Natale. Buon Anno a tutti!



sabato 27 dicembre 2014

Impronte

Domani, domenica 28 dicembre, sarò ospite a San Gimignano insieme ad Azzurra D'Agostino e Alessandro Raveggi per un incontro sulla Via Francigena che coinvolge scrittori e poeti quali moderni pellegrini.

Qui c'è l'evento facebook, che spiega un po' tutto e dà informazioni per prenotarsi e partecipare.
Qui i testi che abbiamo scelto per il laboratorio di riscrittura.

venerdì 12 dicembre 2014

Da Stanze di confine (Edizioni Il Fiorino, 2014)

L’an’m capiva, la gata, l’am sintìva;
con i sô òc dla bonanòt, da cin,
la m’arciamèva a sé, in sé la saìva
che chi dòrem, lìè dèsd svèin a la fin
e al sènn un insugnèrs la mòrt in riva:
e murìr andèr via dop ròsi e spin
da ch’l’ètra pèrt dal mèl, quèlla scaièda
e vòda. O no? Tra mah e chissà a gh’è strèda.
*****
Non mi capiva, la gatta, mi sentiva;
con il suo sguardo della buonanotte, da piccino,
mi richiamava a sé, in sé sapeva
che chi dorme veglia vicino alla fine
e che il sonno è un sognare la morte sulla riva:
mentre morire fa uscire dopo rose e spine
dall’altra parte del dolore, quella errata
e vuota. O no? Tra mah e chissà c’è strada

Emilio Rentocchini

mercoledì 10 dicembre 2014

Un pomeriggio da Sur

Come spesso capita alcune delle vicende più curiose nei grandi eventi accadono a margine.
Arrivata per una toccata e fuga a Più libri, più liberi, domenica 7 dicembre, ho un appuntamento con lo stand dell’editore Sur, dove Antonio dell’ufficio stampa aspettava me e Orazio Labbate, autore de Lo scuru e compagno di avventura nella collana “Romanzi” di Tunué. Ho un carattere suscettibile a variazioni d’umore tanto forti, quanto improvvise – appena giunta al Palazzo dei Congressi oscillo tra una smania incendiaria contro fiere, folle e grandi città italiane e l’ansia che mi impedisce di fare quanto di più normale: fermarmi, consultare il libretto, capire dove devo recarmi. Insomma sono nella piena sindrome del “cane rabbioso”, come quei bambini funesti che iniziano a scalciare e fare le bizze nel Peter Pan nei Giardini di Kensington di Barrie. Ma basta poco per volare da un’altra parte. Basta la prima dei due bambini, proprio varcata la soglia, che mi viene incontro offrendomi il segnalibro di un misterioso romanzo. Educata e un po’ intimorita mi ringrazia e augurato buon pomeriggio. Non mi sono ancora resa conto di trovarmi proprio a pochi passi da Sur, collocato in posizione strategica nel settore A, accanto all’entrata principale.
Vago ancora un po’ e infine capisco dove andare, ritornando sui miei passi. È allora che mi chiama il secondo bambino.
“Signora, le posso dare un adesivo?”
“Certo, colleziono gli adesivi”. (Cioè, bambino, colleziono tutto. Perfino i tappi del succo di frutta, ma questo non importa, ora).
“Ah, allora grazie”, dice e fa per voltarsi.
“Ma senti”, lo blocco io, “sei qui da molto? E ti piace, ti diverti?”
“Sono qui da stamattina. Mi piace insomma … certe volte mi rispondono male”.
“Eh, gli adulti sono così”, concludo.
Il bambino sparisce e mi accorgo di essere davanti a Sur. Mi regalano un libro di racconti di Pacheco che ha in copertina dei gatti. Antonio ha un volto familiare: dopo poche battute scopro che suona e frequenta alcuni tipi della scena musicale pistoiese – i Ka mate ka ora, Alberto Mariotti, Mangiacassette.
“Una volta ho suonato anche in un circolo Arci del centro, il Garibaldi”.
“Dai! Io sono andata spesso ai concerti organizzati dal Fedi”.
“Sì, ci ha invitato lui. Era a fine novembre dell’anno passato”.
“Ah, ma di sicuro c’ero! Stavo sull’uscio – con un orecchio ascoltavo voi e con l’altro un amico dj, lettore onnivoro e conoscitore dello scibile musicale umano, che mi ragionava fitto fitto”.
Nel mentre arriva Orazio con il suo chiodo che mi fa nostalgia, e la discussione vira sugli spostamenti, in Italia o all’estero, dal sud a Firenze o a Milano, dalla Toscana all’Inghilterra, che riguardano tutti e tre noi – forse perché anche se all’inizio ci si muove per studio, lavoro o desiderio, alla fine pare quasi di comprendere che le origini, con la loro ferita, si vedono meglio a distanza, quando si è preso spazio e tempo, abbiamo rifiatato altrove.
E intanto si avvicendano autori, lettori, amici, persone che chiedono informazioni, colori sgargianti dalle copertine dei libri e dalle borse di tela ben ordinate in una scatola sotto il banco, e tra gli amici un altro volto che non vedo da anni, un altro che migra e che solo così si riconcilia con il luogo di provenienza, che a un certo punto mi rapisce per riprendere un discorso interrotto da qualche parte su Sylvia Plath e Emily Brönte. Solo allora, prima di salutare Antonio e Orazio, metto la mano in tasca ripescando l’adesivo di cui mi sono quasi scordata. Il bambino. Sull’adesivo spicca un fuoco aranciato e la frase lungo bordo dice che i libri bruciano, incendiano e quindi a loro modo devastano. Chissà se qualche volta scaldano.

sabato 6 dicembre 2014

La collana "Romanzi" di Tunué a Roma

Qualche aggiornamento sul romanzo e su Tunué.

- Direttamente dal sito dell'editore, un post che racconta l'avventura della collana "Romanzi" che sbarca Più libri, più liberi:
http://www.tunue.com/tunue-a-piu-libri-piu-liberi-2014/

Domenica 7, prima della presentazione dei nostri libri che avverrà alle 18, con Orazio Labbate capiteremo anche allo stand dell'editore SUR, per curiosare e magari poi scriverne. Eccoci come il falò e il bosco tra gli autori sudamericani:


Venite a trovarci!

martedì 2 dicembre 2014

Calendario presentazioni Tutti gli altri (in progress): dicembre 2014

Venerdì 5 dicembre PISTOIA,  ore 18:00, Caffè la Corte, Via del Ceppo: book-party e anteprima.

Domenica 7 dicembre ROMA, ore 18:00, sala Turchese, Più libri più liberi, Roma: Presentazione con Orazio Labbate ( autore de Lo Scuru) e il direttore di collana Vanni Santoni

Sabato 13 dicembre FIRENZE, ore 19:00, Caffè letterario Le Cité, Borgo San Frediano 20, con Orazio Labbate. Moderano Vanni Santoni e Gabriele Merlini

Domenica 28 dicembre, SAN GIMIGNANO – ulteriori dettagli in arrivo




lunedì 1 dicembre 2014

Sul Libraio

Un articolo sul nuovo Libraio dedicato alla collana "Romanzi" di Tunué.

una lettura di Nel sonno

La poetessa Ida Travi mi ha inviato questo pezzo che doveva uscire in cartaceo, ma per vari motivi leggo e ospito io direttamente sul mio blog. Ha scritto due testi bellissimi sui miei due ultimi libri e la ringrazio. Eccolo: 

Il sogno come scudo 
 di Ida Travi 

 Nel sonno è l’ultima raccolta poetica di Francesca Matteoni, una delle voci più autentiche della giovane poesia italiana, là dove la giovinezza entra nella maturità. Il libro esce per Editrice Zona, con postfazione di Andrea Raos e comprende tre sezioni Down the rabbit hole, The pool of tears, e Looking glass. In apertura troviamo un catalogo, una lista di oggetti, animali, ingredienti d’un pasto fantastico… Oltre a coccio e vetro nella lunga lista troviamo anche tacchino arrosto, caramella mou, crostini imburrati come se fossimo appena entrati in una favolosa cucina e subito dopo incontriamo, comuni e misteriosi animali: grifone, aquilotto, gatto, coniglio,pesce, rana…Francesca Matteoni è poetessa di nuova generazione. Fa parte cioè di quella generazione che se ne è andata o se ne va a cercare futuro altrove oppure resta o torna in Italia e s’inventa qualcosa. Nella poetica di Matteoni c’è un grande investimento di presente, c’è una scommessa aperta con il vasto mondo, tanto surreale. Francesca Matteoni fa di questa poetica il suo sogno, il suo scudo. La poesia è il mondo stesso usato come scudo, ma è anche lo scudo che la poetessa opporre al mondo. Drink me: spinge veloce/ il mondo fuor dall’asse/ l’ascia che cade diritta sulle teste. Si tratta dare corpo alle parole, di scivolare tra le lingue. Si tratta di fare delle parole uno strumento di resistenza, di nutrire il poco senso del nostro tempo, la sua povertà, si tratta di fare memoria. Francesca Matteoni si dichiara indebitata, nella scrittura ad Alice di Carroll, ma anche a Qualcosa di Alice film del cecoslovacco Jan Svankmajer, del 1988. E a Tideland, altro film di Terry Gilliam, ispirato all’omonimo romanzo di Mitch Cullin. E poi? Poi c’è l’archivio d’una esistenza in fiore e la legge per tutti disuguale. Troviamo tra le pagine del libro fotografie, disegni, parole scritte a mano, tracce di poesia visiva, ghirigori, citazioni da Yeats, troviamo acqua che brilla tra gli alberi, echi scandinavi, laghi compressi in poche parole di Tomas Tranströmer, su tutto aleggia una d’infanzia. Si intravedono taccuini, installazioni degli anni ‘80, troviamo un pomeriggio d’ottobre del 1994 in Pennsylvania. Troviamo tutto questo finché la poesia si impone sopra ogni cosa e nei versi liberi "Gli animali si addensano nelle fessure. Ti guardano. Tu sei scura, oscurata da una coperta di lacci, e inserti di un cappotto di tua nonna.".  E’ oggi. E’ qui: le folle ti circondano con tazze e bicchieri, lattine, provette di laboratorio  … il paese delle meraviglie annega giù per la sua scollatura. Un’onda di sangue fluisce, ti allaga sottile le scarpe. ”Nella sua Postfazione Andrea Raos lo sottolinea chiaramente: “L’infanzia di cui parla questo libro non è tanto la bambina che ne è al centro, quanto lo spavento che la circonda da ogni lato.” Sì, c’è spavento intorno a ogni infanzia, ogni Alice, è davanti al suo specchio. Per questo Francesca Matteoni inserisce nel libro, brillanti come dentro a un verderame, le sue note sparse sulla visione del film Lo specchio di Andrej Tarkowskij: una finestra che si spacca, un gallo che esce fuori, un tavolo nell’erba alta da cui il vento tira giù una lampada, un mondo che si disfa come prima di svegliarsi, senza che la porta della casa possa essere varcata. Ero morta di sonno/ flettevo le mie foglie verso il basso. Quanto è stretta la porta? Quanto è grande la bambina? Il libro si chiude nominando due donne, due custodi del libro: la madre e la madre della madre. Come davanti alla porticina grandepiccola di Alice: sonno e sogno hanno lo stesso suono in Russia. Allora fatti grande, fatti piccola, torna a te stessa. Svegliati, che vuole dire sogna.