giovedì 27 settembre 2012

alcune volpi

Susan Williams
Archibald Thornburn
Archibald Thornburn
Lars Johnsson, Curiosity



 

domenica 23 settembre 2012

Scoiattolo e picchio


Ota Janeček, 1961
Trovato qui.
 

da Ruggine (2012), di Marilena Renda

Gli abitanti ascoltano i battiti del bosco,
arrotano le gote, inghiottono i soffioni;
hanno lasciato il burrone del vento mangiare
il cadavere della città e gli spiriti di casa. Hanno
la bocca piena di mosche. Hanno la neve e un pasto.

Gli abitanti della città non temono i fantasmi;
le meduse hanno mangiato la polpa di conchiglie
cotta per i neonati; se gli uomini vogliono pane,
gli lasceranno i semi; se vogliono tornare,
dovranno fabbricare la strada del tornare.

Ieri una cucina, un cappotto, un tappeto,
un armadio di lane messe a maturare,
uno spicchio di luce, un campanile,
un arrotare di lame, un seme, una gallina,
un pane che gonfia sotto le coperte.

Oggi una spedizione alle mura, un'allegria di internauti,
un sentimento archeologico del tempo-cassaforte,
un seppellire domestico per poi disseppellirlo:
conficcare viscere nei vasi, aprire la bocca ai morti,
che disporranno del loro corpo ancora e presto.


(brevissima nota, su una lettura che ancora mi sta accompagnando)

Ruggine è uno splendido poema di Marilena Renda, ispirato alla tragedia del terremoto del Belice, nel 1968, da poco pubblicato da Le Voci della Luna.
Ruggine, ma anche sradicamento, rovesciamento, casa-corpo che si sgretola e deve tastarsi per ridefinire i suoi contorni, traslarsi in un mondo di immaginazione (non è dall'immaginario che sempre ci sporgiamo verso il reale, per capirlo, per rendercelo meno ostile?), per rammendare i suoi vivi-fantasma con i suoi morti veri, duri come l'osso, la pietra scanalata del trauma e della risalita. Marilena è davvero Dorothy, scaraventata nell'uragano e in un viaggio spaventoso, ma anche fantastico, in cui ascoltare le voci dei propri compagni (bambini-leone, creature di latta, uomini in pezzi di paglia e polvere), conta quanto saper seguire un sentiero.

sabato 22 settembre 2012

Cosa occorre sempre ricordare

L’ALBERO OCCIDENTALE

Poiché ero l’albero più occidentale del giardino
Per ultimo mi scuotevo di dosso la fredda rugiada.
Nebbia e noia via dai miei rami lentamente strisciavano
E nessuno al mio risveglio applaudiva,
Ché i miei compagni erano da tempo gloriosi nella luce.


Ma la sera su me emigravano gli uccelli
Che l’ombra sgomentava da ogni altro verde asilo;
Lungo e dolce da me s’alzava il canto;
Avidi gli occhi degli uomini mi fissavano, mentre
Ero avvolto dal sole nell’amoroso addio
E brillavo come una torcia sul mondo spento.

 Margherita Guidacci

venerdì 21 settembre 2012

primo giorno d'autunno e novità



Da pochi giorni l'editore Vydia ha ripubblicato, in versione estesa, un mio piccolo libro del 2008, Appunti dal parco, cui sono piuttosto affezionata perchè c'è dentro una buona parte della mia vita londinese e  alcuni parchi e giardini di questa città con cui ho stretto quelle che io considero vere e proprie relazioni amicali, da Kensington Gardens + Hyde Park, a Russell Square a Brockwell Park.
Tra le novità: le foto della poetessa e amica Cristina Babino, pensate originariamente con il libro e una prosa sugli "animali magici".

Per ordinarlo o saperne di più:

http://www.vydia.it/index.php?page=shop.product_details&flypage=flypage.tpl&product_id=24&category_id=7&option=com_virtuemart&Itemid=30&lang=it&vmcchk=1&Itemid=30