Nel sogno la foschia viene dalle rocce, le apre
come custodie di spettri.
Prima di ritirarsi il mare si raccoglie
in polle, scheletri di sale.
Sei divisa dagli altri, li senti
sconnettere le parole, sfaldarsi –
la polvere qui si fa strumento
solidifica nel petto.
Il muso del lupo fende i tendaggi, l’aria –
c’è una stanza di frasche, vi guardate
ti rovesci nel suo pelo senza toccarlo.
Il lupo conosce lo spazio di chi non ritorna
e non è vero poi che ti attende assetato.
La luce si estingue, non c’è mai stata.
Le fosse occluse da un vento
il freddo acquatico, l’odorato.
Procedete per balzi sulle mani.
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