Baba Jaga di Rima Staines |
Ogni tanto riappaiono dal computer vecchie poesie, magari le prime a essere state antologizzate, come quelle che seguono. Era il 2001, ed entravo nell'antologia Nodo Sottile 2, un progetto a cura dell'Archivio Giovani Artisti di Firenze, grazie al quale ho potuto cominciare un vero e proprio confronto con il mondo della poesia e con coloro che, come me, ne scrivevano e ne leggevano.
Non tutti hanno proseguito, ma certo in quel gruppo di persone ho trovato alcuni degli amici, poeti, scrittori più cari negli anni e nella Firenze che tanto mi ha aiutato al principio, come Marco Simonelli, poeta con cui abbiamo passato notti insonni a leggere testi di chiunque, da poeti noti a compagni temporanei di viaggio, e Tommaso Lisa, che dalla poesia si è spostato a una saggistica ibrida ed entomologica.
Allora entrai nell'antologia, curata da Vittorio Biagini e Andrea Sirotti, con una supervisione di Daniele Ciullini, colui che letteralmente era l'Archivio, con testi che ora sento come un preludio, piccoli semi di quanto avrei scritto. Contemporaneamente frequentavo l'ambiente della bellissima rivista di poesia comparata Semicerchio, dove nel 2004 fu pubblicato questo mio Trittico dell'acqua, le cui figure femminili oscillano fra il mito, il fiabesco e la realtà.
Ecco i testi del Nodo.
Il Bardo Chenoncè
È tutta un’invenzione –
la fata il calderone e
l’asino che vola,
l’ombra che se ne va per
conto suo a vendere cerini a un nano,
lo gnomo la piscialletto e il
bacio del mattino,
la sabbia dentro gli occhi e
il buon sabbiolino,
la casa dentro a un fiore, il
palazzo in una quercia e l’elfo
portinaio orecchieapunta,
il basilisco, il gremlin,
dioniso and the devil – il satiro e la ninfa,
la morrigan e morgana,
vecchio coyote che sparge
tutte le stelle in cielo,
ymir fatto a pezzi, pan e
pollicino,
la tigre sull’armadio, la
strega ed il tricorno,
pegaso grifone drago ed
unicorno,
il buco dentro al cielo per
guardare la terra,
briciole di francesco ai
passerotti, iside cibele l’imperatore,
il jugglernout, atlantide ed
il gatto mammone,
la mandragola, l’alchimista,
ganesh e le braccia di
kali, l’osso di lepre, la
chiave in fondo al lago, buettino e l’orco,
la grotta del vento –
anch’io
del resto m’invento –
non
esisto
SOTTOSUOLO
La ragazza ha occhi color delle vene.
Due lividi rancorosi le gracchiano in viso.
Piega gambe e braccia come stecche
d’ombrello.
La ragazza si tiene con
spilli e piume di colla.
Fuori spiove dal tetto.
Uccelli cadono.
Ricorda come arrugginiva
l’aria la carta inchiostrata sui muri a strappi
ratti scodati le unghie
sporche sulle corde fuggenti arpeggi monete gocce
tac-tac di passi cosce le ore inghiottite
la folla elettrica.
Tossici sulle piastrelle unte
le cacciavano un cactus in gola
Una mano accucciata ossessiva
sbiadiva
tra gomma di scarpe e bucce
di mela.
I vecchi maleodoranti
parlavano soli –
lingue flosce penzolavano al
fondo
la pelle ispessita
dall’ombra.
Un organismo umido di scale e
raccordi.
Curve formicolanti trecce di
musica - la musica la isolava da tutto
–
banchine corpi distributori
sentore di mondo putrefatto.
I treni sgusciavano in buchi
e caverne - nel vetro netto il riflesso nero
l’albume compatto del neon –
Lei sedeva definita in oggetti il biglietto la borsa
il respiro rauco del ferro
all’esterno Si negava solida all’aprirsi dei bocci.
Più sotto la consistenza
dell’acqua.
Il futuro è una rosa di
ragni.
***
Una pioggia di gesso scolora
le porte
a scrosci tralicci solleva
melma
a ricci picchietta
sull’occhio e la testa
la mia testa pendente lastra
annerente
di cera e metallo un enigma
rotondo
- il viso dietro al viso che
non scorgo –
la mia testa di terra
mani piedi membra stomaco
seno pube
aria dura in frantumi di
terra
la testa molle mulinella
affastella
disarmonico suono di gente
memoria di foglia
Mi sveglio a uno sciame di
sogni
La baba-jaga gamba secca
sgranocchia e crocchia nella casetta
Sputa l’uomo nocciolo
pianta il bimbo seme
il bimbo albero il bimbo
bosco
e cresce cresce scricchia
frinisce
di rami un’orda nel cervello
spento
mentre addento fiotti di gas
***
La vita è umida
i topi nel rigagnolo mestano
la saliva di Crono
La vita è umida compressa in
un occhio
dal cappotto frusto una
pietra
per urtare il fondo
La vita è mossa salina
gronda
da zoccolo di mezzanotte
come l’oceano affossa i suoi
mostri
Nella parete delle labbra
aderente
spande gli umori
liscia dura
Scandita in onde interrotte
s’incrosta lenta
uscendo come Giona dai miasmi
della bestia
La vita è umida goccia
e non voletemene se oggi
rifluirò millenario nel petto cavo
sarò Dio anch’io
andandomene
dal buco ossidato della vasca
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